Questa intervista riguarda le intenzioni di Lucio Costa (1902-1998) per la fase di elaborazione del progetto della ‘Superquadra’ di Brasilia, dove l’autore presenta sue idee degli spazi di abitazione e commenta i cambiamenti che si sono verificati nel processo di produzione di questi luoghi urbani.
Progettata in armonia con il pensiero del movimento modernista, la ‘Superquadra’ rappresenta una forma di habitat urbano come processo di gestazione e costruzione della città concepita tra gli anni venti e cinquanta. Nella spiegazione del progetto si rende evidente l'unicità di questa proposta, i cui criteri di progettazione fanno riferimento ai precedenti edifici progettati da Lucio Costa costruiti nel Parco Guinle (1) nella città di Rio de Janeiro 1948-1954.
Questi edifici sono stati costruiti su pilotis con struttura in cemento armato, pianta libera, con ‘brise-soleil’ e elementi traforati per la protezione solare. I criteri architettonici, la scala e la tipologia degli edifici sono stati applicati nelle prime ‘Superquadra’ costruite in Brasilia nell’anno 1957, in cui l'altezza di sei piani e il sistema di pilotis degli edifici seguono la guida generale del Piano Pilota di Brasilia(2).
La progettazione della ‘superquadra’ considera la richiesta di un rapporto dell’abitazione con lo spazio aperto e l'addensamento in forma di grandi edifici che configurano l’area pubblica e il sistema di vie principali. I criteri di progettazione sono formulati in modo disostenereil nuovostile di vitaconseguenteallo sviluppo economico e sociale che il Brasile presentava tra gli annicinquanta e sessanta, cercando di fornire servizi pubblici e attrezzature collettive in un equilibrio tra un’elevata densità di popolazione e aree verdi.
notas
(1) Complesso residenziale a Laranjeiras in Rio de Janeiro. Gli edifici Nova Cintra, Bristol e Caledonia sono stati restaurati nel 2002.
(2) Questo tema anche può essere visto in"Memória Descritiva do Plano Piloto", 1957. In COSTA, Lúcio. Registro de uma vivência. São Paulo, Companhia das Artes, 1995, p. 283-295.
Traduzione: Fernando Barth; Revisione: Roberto Bologna