Questa intervista permette di conoscere e comprendere il concetto di ‘superquadra’ nel contesto storico in cui è stato concepito, mirando a una prospettiva di costruire il futuro e una nuova cultura urbana in Brasilia.
JZ- Come è stata concepita l’idea della ‘superquadra’?
LC- L'idea era nata da una prima difficoltà quando ho iniziato a preparare il progetto di Brasilia. Si trattava di una città unica che non sarebbe stata di esempio per altre città. Quella che è unica in ogni paese, la capitale. La parte fondamentale che la caratterizza è la parte amministrativa e burocratica, la parte simbolica del governopoichè gli edifici istituzionali, ministeriali, palazzi della giustizia e del governo richiedono un insediamento con una scala ampia, generosa, in modo da fornire un’atmosfera adatta e un senso di dignità per qualsiasi brasiliano che la viva o che venga a conoscerla.
Come conciliare questa scala generosa, così grande, alla misura residenziale, quella della vita di ogni giorno, che rappresenta un livello personale, in una scala più piccola?Eccodove è nata l'idea dell’isolato o‘superquadra’ come si diceva. La chiamavano così perché erano molto grandi, circa 300 per 300 metri. Di solitoi blocchi avevanola misura di circa cento metri.
Ora, questi grandi blocchi sono definiti nello spazio per file di alberilungo i suoi perimetri quadrati e non come le mura medievali, che formano una zona completamente chiusa. Con il passaggio del tempo i rami degli alberi configurano uno spazio verde, distinto dalle mura di pietra. Quelle muraverdisi muovono con il vento, respiranoe permettono che diguardare all’interno attraversoi rami.
Sono statiusati modelli standard: due file di alberi intorno alperimetro del blocco, che configurano uno spazio verde, adatto per fare una passeggiata e piacevole perle persone.Così, tutto mi sembrava buono. Ho pensato da disporre gli alberi a venti metri di larghezza intorno ad ogni blocco, come un processo di espansione dell’area del proprio blocco. Ogni blocco ha la misura interna di 240 mpiù i 20m di fascia esterna che loamplia sui suoi quattro lati.
In questo modo è raggiunta la funzione di delimitazione dello spazio delblocco, che a causa della sua grande dimensione permette di dialogare con la scala monumentale della parte amministrativa, senza il rischio di dividere la città.
Così, si sono formulati i criteri per la città, le cui caratteristiche dovevano essere ben definitecome un insieme organico e strutturato. Questo ha permesso alla città di acquisire caratteristiche urbane: c’è la parte amministrativadi carattere monumentale, che s’inserisce tra le due zone con edifici residenziali di sei chilometri di lato ciascuna. Questi grandiblocchi erano destinati per gli appartamenti,e chi voleva abitare in una casa singolasarebbe dovutoandare oltre. Le penisole, quindi, rappresentavano quella possibilità.
Allora, nel blocco c’era sempre il problema delle persone più chiuse, che non vogliono convivere con le altre, che erano estroverse. Ho pensato che ogni bloccoavrebbe potuto interagire e trasformarsi in accordocon le caratteristiche delle persone. Inoltre, ho avuto l’idea, e penso di essere contento di quella, di creare un’altezza standard degli edifici con sei piani, cheera di solito l’altezza degli edifici prima dell’uso degli ascensori. Quando non c'era ancora l’ascensore negli edifici, l’altezza standard era di cinque piani più il sottotetto. A quel tempo era la scala che limitava l’altezza degli edifici. Rimaneva così l’idea della città tradizionale, più umana e anche più concentrata.
A quel tempo il progetto architettonico era adatto alle nuove tecnologie costruttive, che rendevano possibile costruire gli edifici senza chiudere il piano terra. Gli edifici si componevano su pilotis, permettendo alle persone di vedere il paesaggio e camminare liberamente nel piano terra. Il flusso delle persone è più liberosenza la limitazione delle pareti degli edifici.