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interview ISSN 2175-6708

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Benaminio Servino tem uma maneira pessoal de imaginar o presente, com um vocabulário próprio, feito de memória e desejo. Também de ironia, paródia, caricatura, distopias... Entrevista feita por Sérgio Hespanha e Federico Calabrese.

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HESPANHA, Sérgio; CALABRESE, Federico. Beniamino Servino. Architettura Italiana contemporanea: tra disegno e progetto. Entrevista, São Paulo, dates.year 15, n. 059.01, Vitruvius, dates.sep 2014 <https://vitruvius.com.br/revistas/read/entrevista/15.059/5329/it>.


A inutilidade da função para a construção de um edifício

Sérgio Hespanha e Federico Calabrese: Sei nato a San Giuseppe Vesuviano e vivi a Caserta. Che vuol dire per te essere nato in questo territorio? Che vuol dire essere architetto in questa regione?

Benaminio Servino: Io sono un uomo di questa terra [la Campania, l’entroterra vesuviano, la campania felix – la piana tra Napoli e Caserta-]. Un uomo, prima che un architetto. Ne assumo [di questa terra] – anche in maniera inconsapevole- i modi, i costumi, i tic. Derivo da questa cultura e da qui parto.

Il mio repertorio mnemonico che diventa repertorio espressivo si costruisce selezionando frammenti noti  [familiari, amati]. Divento un rapsodo. Porto a altri i racconti che ascolto.

O antigo não existe

SH/FC: Come vedi la tua città e il suo territorio?

BS: Macabro e sublime, tracce millenarie immortali e avanzi neonati di morte.

SH/FC: Cosa evidenzieresti nella storia, nella cultura, nell'architettura e urbanistica di questa regione? Come vedi l’architettura prodotta a Caserta o in generale in Campania? Che relazioni giudichi essere interessanti tra architettura e urbanistica, tra costruzione e città?

BS: Opposti e opposizioni. Registri regolatori e sovrapposizioni. Promiscuità. Complessità.

La memoria [la mia memoria] restituisce [mi restituisce] le sue tracce sin-cronicamente. E’ [mi appare] bidimensionale.

A memória conserva o desejo

La città [il paesaggio] si rappresenta sincronicamente. E’ [la città/il paesaggio] bidimensionale.

Tutto arriva in superficie e lì si ferma. Galleggia. Un luogo si mostra in due dimensioni. Viene percepito bidimensionale. Non c’è spazio per l’attenzione. Per la profondità.  Non c’è spazio per la terza dimensione. Si passa direttamente alla quarta. Quella del tempo. Un luogo e la sua cultura si conservano schiacciati in un piano. E un piano si sovrappone a un altro piano. Tanti piani tante carte. Tante carte. E con tante carte un grande meraviglioso castello di carte.

L’antico non esiste. Il tempo le persone e le cose sono schiacciati insieme nel presente.

SH/FC: Nel progetto, come pensiero architettonico, non sarebbe giustificato liberare il disegno dalla bidimensionalita?

BS: La dimensione sincronica è quella che corrisponde alla contemporaneità.

Contemporaneità significa che le cose che vedi/che tocchi e tu vivete nello stesso tempo. Significa quindi orizzontale.

A memória conserva o desejo

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