SH / FC: Che tipo di approccio progettuale porti avanti, come docente?
CG: Teoria disegno e prassi in azione simultanea. ( insegno quello in cui credo per questo almeno le teorie sono mie).
SH / FC: Che tipo di relazione esiste tra il tuo modo di progettare e quello che fai come professore?
CG: Un rapporto forte. Se insegno a un PHD do per scontate alcune conoscenze se insegno al primo anno spiego tutto e cerco anche di fornire una sintetica panoramica di altre discipline e posizioni culturali.
SH / FC: Come consideri che la ricerca potrebbe avvicianrsi piu’ direttamente all’attivita’ progettuale?
CG: Sono legatissime io avevo intuito venticinque anni fa cosa mi interessava scrivendo un saggio sul mito mediterraneo e l’architettura povera degli anni 30 in Italia , poi le occasioni di lavoro mi hanno rafforzato nel considerarle episodi di una teoria e allora ho messo a punto un dispositivo concettuale che senza scacciare fuori gli studenti dal sapere convenzionale che si trasmette nelle facoltà di architettura di tutto il mondo si prende la responsablità di farli riflettere su un punto di vista speciale messo a pun to dal loro professore. Io non giro il mondo guardando fisso una cittá e dicendole tu hai un problema e io so come risolverlo. Ma mi piace pensare che se la città ha un problema io devo insegnare ai miei studenti e a me stesso come trasformare questo problema in un punto di forza.
SH / FC: Riprendendo il tema della triade vitruviana, vedi una relazione tra la triade e la ricerca? Se non vedi questa relazione, come affronti il problema della ricerca nel progetto di architettura rispetto alle questioni equivalenti a quelle di utilitas-programma, firmitas-tecnologia e venustas-estetica?
CG: Mi fido di poche e semplici istruzioni sulla struttura e sulla funzionalità per concentrare la mia ricerca su un tentativo di bellezza conseguito con mezzi semplici e disponibili per tutti.
SH / FC: Riprendendo la vecchia questione della relazione forma-funzione, ma non necessariamente nei termini storici, come sviluppi con i tuoi alunni e nella tua ricerca, la questione del passaggio o della traduzione delle necessita’ dello spazio destinato alla pratiche quotidiane( il contenuto sociale dello spazio), alla forma che lo spazio deve assumere, (nel progetto) per soddisfare queste necessità?
CG: Per fortuna gli spazi flessibili nella dimensione dell’uso sono quelli che funzionano meglio a patto che contengano a tutti i costi un segreto accordo con la dimensione simbolica, visionaria e onirica.